La Roma scaccia la crisi che dopo Genoa l’aveva avvolta, condita da tantissime critiche e soprattutto da richieste deliranti della stampa romana, come le dimissioni di Mourinho.
Mou riprende il timone e si affida ad un centrocampo che corre e macina chilometri formando una diga di sostanza e di qualità, condita dall’ottima prova di Bove e a seguire da Paredes.
Pellegrini ancora non in condizione ottimale, si riabilita con qualche spunto e il gol del 2 a 0. Deve lavorare molto il capitano di questa nave perché lei ha terribilmente bisogno di qualcuno che la supporti nei momenti difficili.
Dietro il trio inedito formato da: Mancini, graziato da un ammonizione sacrosanta dall’arbitro di Ostia (Marchetti n.d.r.), N’Dicka al momento un oggetto misterioso del mercato romanista, che sbaglia persino i posizionamenti di base in fase difensiva, ed il sempre ottimo Cristante, vero leader silenzioso.
Sulle fasce la Roma non ha praticamente mai giocato: terzini che non crossano e diagonali che non esistono in fase difensiva. In attacco fanno tutto loro due: Dybala, due assist e Lukaku un gol.
Rui Patricio mai impegnato.
I cambi questa volta non apportano nulla se non minuti nelle gambe di chi subentra.
Il Frosinone mai in partita non riesce a superare la diga giallorossa e non si rende praticamente mai pericoloso. Di Francesco perde il confronto con Mourinho (semmai ce ne fosse stato bisogno) in modo lunare, visto la partita serale e non riesce ad organizzare la manovra gialloblu nemmeno con i cambi.
Le statistiche non lasciano scampo: zero tiri in porta nonostante un possesso palla del 50,3%.
Nota particolare, all’88° l’arbitro si infortuna e ritarda il recupero di altri quattro minuti rispetto al dovuto.
Questa è stata Roma-Frosinone, una partita in cui i 3 punti per i giallorossi pesavano come dei macigni e che con sacrificio e volontà li abbiamo portati a casa.
Ora l’Europa League.
Forza Roma
Gianni – Roma Club Parma
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