Il presidente del primo scudetto: Cavalier Edgardo Bazzini

Igino Betti lasciò il timone dell’A.S. Roma al Cav. Edgardo Bazzini che diventerà presidente il 10 Giugno 1941; esattamente 2 giorni dopo che la Roma disputò la partita d’andata della finale di Coppa Italia in casa e in procinto di seguire la squadra a Venezia, come prima volta da Presidente. Un fatto analogo successe quasi esattamente 50 anni dopo, quando il Re delle acque minerali Giuseppe Ciarrapico, il 9 Giugno 1991 in quel di Marassi, alza al cielo la Coppa Italia conquistata dai giallorossi di Ottavio Bianchi nella doppia finale contro i blucerchiati appena laureatosi campioni d’Italia. La coppa gli fu porta da Donna Flora, vedova dell’ancora rimpianto Dino, a simboleggiare il passaggio di consegne e ad inaugurare la presidenza Ciarrapico che qualche settimana prima aveva acquistato l’A.S Roma. Ma torniamo alla Coppa Italia che in quella magra stagione diede molte soddisfazioni ai nostri tifosi, come eravamo arrivati in finale? Nei sedicesimi l’11 Maggio 1941, incontrammo il Fanfulla di Lodi battendolo per 6 a 1 con doppietta di Pantò e Amadei di fronte a 2000 spettatori. Il 17 Maggio negli ottavi di finale, sempre a Roma pareggiammo 2 a 2 contro il Novara, la Roma era sotto di 2 gol ma nel secondo tempo ci pensò Krieziu a fissare il risultato sul 2 a 2 con 2 gol al 49′ e all’82’ minuto. In virtù del pareggio la partita venne ripetuta, questa volta a Novara il 22 Maggio allo Stadio del Littorio, la Roma si impose per 2 a 0 con gol di Coscia al 34° e Amadei al 43′ di fronte a 2000 spettatori. La gara fu interrotta dall’arbitro alla fine del primo tempo perchè come scrisse Il Messaggero: “La partita è stata sospesa dopo il primo tempo per l’aggressione dell’arbitro da parte dei novaresi”, gli fece eco anche il Littoriale del 23 Maggio 1941: “L’arbitro Scarpi sospende la partita per l’ostile contegno del pubblico”. A detta dei quotidiani l’arbitro scatenò le ire del pubblico e dello staff della squadra piemontese in quanto negò 2 rigori ai padroni di casa e non vide il tocco di mano di Amadei in occasione del gol. Nei quarti di finale battemmo senza troppi problemi la Fiorentina in casa per 4 a 1 davanti a 6.000 spettatori, anche qui si distinse Krieziu con una doppietta.

In semifinale il 1° Giugno andammo a fare visita al Torino; i granata, favoritissimi al Filadelfia, attaccarono per gran parte della partita ma noi riuscimmo a segnare con Pantò dopo un fulmineo contropiede per poi essere raggiunti al 64′ minuto da Capri che fissò il risultato sull’1 a 1 rimandando tutto alla gara di ripetizione allo Stadio Nazionale di Roma il 5 Giugno alle ore 16.00. Da quello che si evinse dai quotidiani le due squadre furono evidentemente provate dalla lunga stagione e dal caldo pomeridiano del giugno romano. I tifosi capitolini riempirono lo stadio non curanti dall’afa pomeridiana e della giornata lavorativa e con il loro calore portarono la Roma alla vittoria insperata: ancora una volta Krieziu diede la gioia del passaggio del turno con un gol al 75′ minuto. Eravamo in finale, il nostro avversario era il Venezia che aveva battuto in semifinale i campioni d’Italia del Bologna e schierava i giovani talenti Valentino Mazzola ed Ezio Loik che avrebbero creato una parte importante dell’ossatura del Grande Torino. All’andata che si disputò l’8 Giugno a Roma davanti a 15.000 spettatori, i giallorossi rifilarono 3 gol in 5 minuti ai veneti: al 14′, 16′ e 19′ con Amadei ma al 37′ Mazzola (21 anni) suonò la riscossa per i lagunari che nel secondo tempo pareggiano addirittura i conti. Il ritorno si disputò il 15 Giugno 1941 alle ore 17.00 di fronte a 15.000 spettatori allo Stadio S. Elena (oggi Luigi Penzo), tutt’ora utilizzato dal Venezia per le gare casalinghe. La coppa fu alzata dai veneziani che si imposero di misura per 1 a 0 con gol di Loik. Finì con l’amaro in bocca questa entusiasmante cavalcata giallorossa in Coppa Italia, competizione, che si disputava, dai sedicesimi alla finale in un ristretto lasso di tempo: dall’11 Maggio al 15 Giugno e solo la finale si giocava con la formula dell’andata e ritorno.

La squadra che ereditò il Cavalier Edgardo Bazzini, anche se aveva disputato un’esaltante Coppa Italia, si era piazzata solo undicesima nel campionato appena terminato. Nessuno avrebbe mai immaginato che nella stagione successiva la squadra capitolina si sarebbe laureata campione d’Italia. Ma chi era il Cavalier Bazzini? Non era romano, nacque a Golese, oggi quartiere di Parma, nel 1893; a soli 33 anni fu nominato Direttore Generale della neonata Agip (fondata il 3 Aprile 1926) ed era anche deputato del parlamento italiano. Per molti era un neofita del calcio; il Littoriale così lo descrisse in un articolo del 10 Giugno 1941: “Il Presidente del Coni ha nominato il fascista Edgardo Bazzini a presidente dell’A.S Roma. Il camerata Bazzini appartiene già alla famiglia giallorossa in quanto è da tempo uno dei componenti del consiglio direttivo della società” e conclude…”al camerata Bazzini, anche a nome degli sportivi romani, il Littoriale porge l’augurio di buon lavoro”. Come si augurava il Littoriale, il nuovo Presidente fece davvero un buon lavoro e pensare che la “piazza” accettò con scetticismo la nomina del nuovo patron giallorosso. Nessuno lo conosceva, egli stesso dichiarò di essere un neofita del calcio ma non nella gestione di una società calcistica. Il suo entusiasmo, le sue scelte e la sua passione per i colori giallo e rosso fecero però cambiare idea ai tifosi. Purtroppo un anno esatto prima che Bazzini venne eletto presidente, il 10 Giugno 1940, l’Italia di Benito Mussolini era entrata in guerra contro le potenze plutocratiche di Francia e Inghilterra schierandosi al fianco di Adolf Hitler. Proprio nella stagione dello scudetto 1941/42, cominciò a farsi sentire “l’economia della guerra” con tutti i problemi che ne conseguirono; il campionato 1942/43 fu l’ultimo disputato perchè la guerra era arrivata a Roma. La miseria imperversava sotto i martellanti bombardamenti alleati e gli italiani si diedero alla macchia per non essere arruolati in un conflitto già perso in partenza. Questa fu la difficile situazione in cui fu costretto ad operare il nuovo presidente Bazzini. Nonostante ciò la squadra diventò Campione d’Italia nella stagione 1941/42. Ebbe l’onore e il coraggio di guidare la Roma in un momento drammatico fin quando gli stadi sbarrarono i loro cancelli, i calciatori si dispersero lungo lo Stivale e le società calcistiche chiusero i battenti. Fu proprio lui, nel Settembre 1943 a chiudere a doppia mandata la porta della sede sociale dell’A.S. Roma in Via del Tritone 125 come a segnare la fine di un epoca: erano passati solo 16 anni dalla nascita della squadra capitolina ma avevamo vinto uno scudetto anche grazie al nostro presidente. Bazzini sparì dalla circolazione, sappiamo che morì nel 1969; un piccolo trafiletto apparve sul Corriere dello Sport il 15 Marzo 1969 a firma di Vittorio Finzio che annunciò la sua scomparsa avvenuta in data 11 Marzo. Eccone alcuni estratti: “…ora è vero che Bazzini abbandonò la presidenza della Roma 26 anni orsono e che da allora non mise più piede nel mondo sportivo. Ma, insomma, Bazzini resta il solo e unico presidente dello scudetto e se non altro per questo merita un ricordo dagli sportivi romani”. Edgardo arrivò che la Roma era in pessime acque, egli debuttò con una dichiarazione clamorosa: disse semplicemente che non aveva mai visto una partita di calcio. Proprio per questo il presidente lasciò carta bianca al suo allenatore, l’ungherese Alfred Shaffer. E fece bene, anzi benone: ”La Roma fu guidata da colui che presto balzò alle cronache come l’uomo col bastoncino, visto il piccolo bastone di canna indica che era solito portarsi dietro; la Roma, quella di Bazzini finì per vincere lo scudetto e quel bastoncino divenne uno scettro.”

In questo articolo abbiamo conosciuto meglio il presidente del primo scudetto, il racconto è appena cominciato perchè nel prossimo articolo conosceremo meglio il “mago danubiano” Alfred Shaffer: l’allenatore del primo Tricolore, sul quale bisognerebbe scrivere un libro. Una vita dedicata al football e una fine misteriosa che ancora oggi è tinta di giallo.

Riccardo Rizzo – Roma Club Florida