LA ROMA DEI FRIEDKIN

Il punto della nostra redazione sulla situazione della Roma.

La gestione della AS Roma da parte degli attuali proprietari è stata a dir poco imprevedibile negli ultimi mesi; rispetto a come era iniziata l’avventura dei Friedkin nella conduzione della società, gli ultimi eventi hanno fatto emergere in modo chiaro ed evidente le criticità di chi non si è mai occupato di uno sport complesso come il calcio, e di come sia più che mai importante avere persone di provate competenze in ogni ambito gestionale.

Prima di arrivare ai giorni nostri però, è importante fare un veloce riepilogo di quanto è stato fatto in ormai 4 anni.

Nel 2020, il Friedkin Group, guidato da Dan Friedkin, ha rilevato la maggioranza delle quote dell’AS Roma, portando una nuova era di proprietà americana nel club giallorosso, suscitando grande entusiasmo tra i tifosi romanisti che vedevano in questa nuova proprietà l’opportunità di riportare la Roma ai vertici del calcio italiano ed europeo.
Fin dai primi giorni, l’impatto della nuova proprietà si è incentrata su: investimenti significativi, ambizioni a lungo termine, nuova mentalità e recupero del rapporto con i tifosi; c’erano debiti da sistemare ma soprattutto il bisogno di far ritrovare entusiasmo al pubblico giallorosso. Con un colpo magico Dan Friedkin tira fuori dal cilindro un nome che dà la soluzione veloce ai primi obiettivi: José Mourinho da Setúbal.

La storia parla: il primo anno finale e vittoria della Conference League, il secondo anno finale dell’Europa League (no comment), in campionato invece non si va oltre il sesto posto.
E forse è proprio dalla finale di Budapest che si iniziano ad avvertire i primi scricchiolii tra Società e allenatore/tifosi.
Un personaggio navigato e vincente come Mourinho sa che è arrivato il momento di alzare l’asticella degli obiettivi e sa che con il materiale umano a disposizione più di tanto non si potrà fare; le richieste sono alte ma le risposte non arrivano, qualche piccolo contentino (Dybala prima e Lukaku poi) per tenere alto l’entusiasmo della piazza ma le lacune sono sempre molto evidenti, tanto nella squadra come nella Società.

E, come previsto dalla teoria del piano inclinato, inizia la corsa verso il basso di una Dirigenza allo sbando, in cui si sbagliano continuamente i tempi e i modi per operare cambiamenti, in cui si prendono decisioni in base al proprio mal di pancia senza pensare al bene della squadra e dei tifosi, in cui a prendere certe decisioni sono persone manageriali senza alcun tipo di competenza calcistica.

Sono veramente troppe le scelte che hanno diviso l’ambiente e fomentato gli istinti più sbagliati di una tifoseria in cerca si di gloria ma sopratutto di continuità. Sostituire Mourinho con De Rossi ha sicuramente tenuta buona la piazza e ha ridato vita al gruppo squadra, almeno per i primi mesi, poi però i nodi sono arrivati al pettine fino agli strappi finali.
Mercato estivo che sembra partire a mille per poi arenarsi sulle indecisioni societarie: questione Dybala che scoppia a sei giorni dall’inizio del campionato a cui fa seguito il pasticcio Zalewski. Ancora una volta gli ultimi acquisti vengono fatti nelle ultime ore di calciomercato fino ad arrivare all’acquisto di due svincolati a mercato chiuso; il tutto lasciando irrisolti i problemi storici sulle fasce della Roma che ormai dai tempi di Maicon (2016), non riesce a avere un terzino destro presentabile come tale.

Mercato significa anche Direttore Sportivo, altro incredibile mistero di questa Società che per anni non ha mai preso in considerazione una figura così importante per squadra e tecnico. Il buon Tiago Pinto ha ricoperto questo ruolo senza esserlo veramente e dalle sue dimissioni (3 febbraio 2024) abbiamo dovuto aspettare il 3 giugno per vedere un DS ufficiale nella Capitale.
Anche questo aspetto lascia intuire come ci si sia affidati più a statistiche e algoritmi anziché alle persone competenti.

La figura di Lina Souloukou ha invece avuto un senso per consentire alla Società di sistemare aspetti importanti: ha gestito il settlement agreement con la Uefa per le violazioni alle norme del Financial Fair Play e il nodo del nuovo stadio. Entrambe le questioni dovrebbero arrivare a un dunque entro il 2027. Persona capace e di esperienza nel mondo del calcio, sembrava uno dei tasselli fondamentali su cui costruire il futuro della Roma fino a quando le sue attenzioni non si sono rivolte anche ad ambiti lontani dai compiti per cui era stata nominata CEO.

E così, in appena 8 mesi, siamo passati da una figura come Mourinho a Juric bruciando sull’altare una bandiera storica come Daniele De Rossi. Non me ne voglia nessuno ma il downgrade è veramente troppo grande!

In un contesto del genere dove nessuna voce societaria si è mai sentita, si sprecano le indiscrezioni e le voci di chi non vede l’ora di poter gioire di tante storture.

Il Gruppo Friedkin ha investito fino ad oggi nella As Roma oltre 800 milioni di euro, e solo per questo meritano un Grazie. Un grazie che però fa a pugni con questa gestione ormai troppo lontana dalla città e dai tifosi che non chiedono altro che di continuare a sognare per i colori del proprio cuore.
Sognare non significa vincere, da queste parti siamo più abituati alle delusioni che alle vittorie, però non deve mai mancare la speranza, il sogno appunto, di immaginare una Roma più bella, più forte e competitiva degna di una piazza così follemente innamorata di Lei.

Luca Panno – Roma Club Parma